mercoledì 10 giugno 2015

Non c'è gara, la vita vince sempre !

Era il giugno del 2012 quando "incontrai" per la prima volta la storia di Chiara. Un incontro provvidenziale, visto che da lì a poco avrei salutato per sempre il mio padre putativo, divorato da un cancro che lentamente e senza pietà lo ha mangiato dall'interno consumando il suo corpo ma rafforzando la sua anima e la sua immensa fede nel Signore Gesù Cristo.
Così, in quei giorni di congedo, in cui tutto sembra spogliarsi del superfluo e mirare dritto dritto all'essenziale, costellato di ricordi colorati annebbiati dalle lacrime di dolore ma al tempo stesso resi vividi e quanto mai pieni di sfumature colorate dall'imminente ultimo saluto e nell'assistere alla dolorosa e straziante trasfigurazione dalla vita terrena alla vita celeste, ecco che i social mi permettono di conoscere la storia di Chiara. Chiara nasce in Cielo, il 13 giugno del 2012 dopo aver scoperto di avere un carcinoma alla lingua le cui cure necessarie decide di rimandare per salvaguardare la vita che ha nel grembo: il suo piccolo Francesco. Ma quello che mi colpì della storia di Chiara fu, certo questo gesto coraggioso di mettersi da parte per servire la vita nascente, ma ancor più l'accoglienza che Enrico, il marito , e lei stessa ebbero nei confronti dei figli nati precedentemente, ognuno dei quali già dalle ecografie gestazionali avevano dato chiari segni di malformazioni che li avrebbero condotti poco attimi dopo la nascita alla morte. Hanno deciso di farli nascere per accoglierli nelle loro caldi ed amorevoli braccia ed accompagnarli verso la morte, verso il nuovo affaccio ad una vita ed ad un'esistenza in cui li avrebbero affidati al Signore. La sofferenza acquista un senso solo se illuminata dall'amore, altrimenti razionalmente è inspiegabile oltre che insopportabile. Chiara ed Enrico hanno amato i loro figli non pretendendo da loro nessuna soddisfazione personale, non aspettandosi nulla da loro, non proiettando mai su di loro vanità narcisistiche o prolungamenti del proprio ego, consapevoli che stavano rinunciando per sempre alla gioia di vederli grandi, ma servendo la vita a costo di mettere a repentaglio la propria. Il funerale di Chiara, dicono i media, assomigliò molto di più ad una festa che ad una triste dipartita. Ognuno dei partecipanti ricevette una piantina, simbolo di vita, gioia...Questa storia mi colpì così tanto che quando uscì il libro corsi subito ad acquistarlo per approfondire e conoscere meglio la psicologia di Chiara e del marito, per capire cosa, come quando e perchè si arriva ad annullarsi per permettere ad altri esseri umani di vivere, di venire alla luce e poi congedarsi dalla vita nelle braccia amorevoli dei propri genitori, nel valore di quella carezza che i bimbi morti in grembo per la stessa volontà dei genitori non potranno mai ricevere, perchè l'amore ha bisogno anche di fisicità, siamo umani, abbiamo cuore umano e la carezza di una mamma più di mille parole, più di mille trattati di pedagogia, più di idee riesce a dare un senso a quello che razionalmente è inaccettabile ossia il dolore e la morte. E lì ho avuto la certezza che quello che diceva un grande Santo, fondatore dell'Opus Dei, San Josèmaria Escrivà poteva essere realizzato, ossia che è possibile "Far affogare il male in un mare di bene"...a suon di piccoli passi possibili ( cit. Chiara Corbella Petrillo)..il mare di Chiara è diventato un oceano! 

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