venerdì 15 giugno 2012

"Un caffè con...Tata Adriana!"


Rullo di tamburi, suonino le trombe, Signore e Signori preparatevi! E' con immenso piacere che ospito oggi nella mia Rubrica "Un caffè con...", la mitica Adriana Cantisani!!!! A tutti nota come Tata Adriana, grazie alla serie televisiva "SOS TATA", Tata Adriana, ossia Adriana Cantisani è molto più che un personaggio televisivo! 
Laureata in lingue con indirizzo in psicologia cognitiva per l'apprendimento linguistico, Adriana Cantisani ha sempre avuto come passione l’insegnamento e i bambini. Nata a Montevideo in Uruguay, e cresciuta in California, Adriana da oltre 20 anni vive e lavora Bologna, operando a 360° nel settore dell’educazione infantile. Inventrice di ‘English is Fun!’ metodo innovativo per insegnare l’inglese ai più piccoli che unisce gioco e apprendimento, raccontato poi nel libro edito da Rizzoli, Tata Help, Adriana ha recentemente creato l’équipe di Obiettivo Bimbo centro di formazione e consulenza rivolto a tutti coloro che hanno il bambino come obiettivo (educatori, genitori, insegnanti, famiglie). Il centro con sede a Bologna e di prossima apertura, si avvale di un team di esperti (logopedisti, psicomotricisti, nutrizionisti, psicologi) che lavorano con le famiglie adottando strategie di ‘Family Coaching’ - termine inventato e registrato proprio da Obiettivo Bimbo - ovvero strategie per migliorare il benessere fisico, socioemotivo e cognitivo di tutti i componenti delle famiglia. Oltre ad Sos Tata (FoxLife e La7), Adriana collabora inoltre come consulente per vari brand del settore bambini.



E' per questo motivo che, in vista delle imminenti vacanze estive, ho pensato di rivolgermi ad un'esperta del settore per carpire qualche segreto in merito alla gestione dei rapporti con i nonni e con i bambini in vacanza, in queste vacanze a cui tutto l'anno si pensa ma che, quando arrivano, trovano spesso i genitori con le spalle letteralmente al muro! Voglio ringraziare Adriana Cantisani per aver messo a disposizione il suo tempo, la sua professionalità e la sua simpatia per questa intervista, così come ringrazio il suo ufficio stampa per la solerzia nello scambio di mail e la disponibilità senza eguali! Grazie di cuore! 

Intervista alla Dott.ssa Adriana Cantisani

·        1) Siamo in tempo di vacanze, spesso i genitori trascorrono le vacanze con i nonni...hai qualche consiglio da dare?
Spesso capita che quando tre generazioni si riuniscono (per un pranzo, per una vacanza) il “capo famigia” diventa il nonno o la nonna (o comunque i nonni.)  Cosa si mangia, quando si mangia, a che ora si mangia, dove si mangia spesso viene deciso dai più anziani.  Noi figli –i genitori dei piccoli- ci adeguiamo alle decisioni che vengono “dall’alto.”  Passiamo le redini dell’educazione dei nostri figli ai nonni, a volte anche controvoglia, ma lo facciamo. La barretta di cioccolata di metà mattina che a casa i nostri figli non la vedrebbero mai,  insieme ai nonni  compare magicamente tutti i giorni. Ogni volta che si passa davanti all’edicola si compra un giochino al bambino. Se il piccolo vuole guardare il suo cartone preferito durante il pranzo la nonna dice “Ma in fondo, se gli piace, lasciamoglielo.” Non ci sono più orari per la nanna, ecc. ecc.
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·        Sono solo esempi, e anche sciocchi, ma sono i classici “vizi” di tutti i nonni (che comunque nascono da un eccesso di amore nei riguardi dei nostri figli..) Nonostante ci dia fastidio lo accettiamo perché fa comodo, perché ci sentiamo in obbligo, perché siamo grati che i nonni ci facciano da babysitter mentre usciamo per una cenetta romantica, per chissà quale motivo ma lo facciamo. Attenzione! Questo lasciar correre può essere una trappola pericolosa che ci può portare a covare rancore verso i nonni, oltre a rovinare la vacanza e destabilizzare la routine dei piccoli.  Esiste il pericolo di incrinare un rapporto prezioso. OK quindi a una mano dai nonni ogni tanto. OK a un consiglio. Ma i figli sono nostri e dobbiamo essere noi, i genitori -con tutti i privilegi e le responsabilità- i primi a non scordarlo, anche quando siamo in vacanza. 
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·         2) In vacanza, si sa, è sempre difficile mantenere le regole, hai qualche suggerimento per far rispettare le regole anche in vacanza? 
Le regole fondamentali per l’educazione di un bambino sono quelle che ci fanno vivere insieme in sicurezza e nel rispetto l’uno dell’altro. Non hanno né luogo né tempo. Si ubbidisce a mamma e papà. Non ci si allontana. Non si dicono le parolacce. Ci si tratta con rispetto. Si mangia tutti insieme, ecc. sono facilmente applicabili ovunque..
Le cose che effettivamente in viaggio potrebbero cambiare sono la routine quotidiana e non tanto le “regole” ma i “regolamenti” del posto. Se siamo in giro sarà difficile far fare ai bambini la nanna subito dopo pranzo o mangiare con la tv spenta (quanti alberghi o ristoranti hanno la tv nella sala da pranzo?) Se a casa ognuno dorme nel proprio letto è possibile che in vacanza si dorma tutti nel lettone o i fratelli nel divano letto o in unico letto, per esempio. Cambia la modalità (il regolamento) ma non il fatto che si faccia (la regola).  Dal momento che non possiamo portarci dietro tutti i giochi dei bambini potremmo concedere un’oretta in più di tv o l’uso di un gioco elettronico che normalmente non permetteremmo (e anche a questo diamo un limite.) Questi cambiamenti diventano effettivamente nuove regole.
·        3) Quali tipologie di mete portesti suggerire per le vacanze di chi ha figli adolescenti e ribelli? 
Tutti hanno il terrore dell’adolescenza invece credo sia il momento migliore per viaggiare con i figli! Sono grandi abbastanza per adattarsi praticamente a tutto, anzi spesso sono più bravi di noi grandi!  Apprezzano di più anche le mete culturali (certo, cinque musei al giorno ucciderebbero chiunque, non esageriamo!) Veramente va bene qualsiasi meta, però teniamo in considerazione anche posti che risultano attraenti per un adolescente e magari non per noi, ad esempio un parco di divertimenti o la visita ad uno stadio.  Bisogna anche ricordare che essendo adolescenti sono creature socievoli… spesso col sesso opposto… quindi proviamo a scegliamo un posto che abbia qualche attrattiva sociale per loro: una gelateria piena di ragazzi, un viale dove fare “le vasche”, come dicono a Bologna, un luogo di incontro anche per ragazzini. L’adolescente spesso parla tanto (nonostante la fama di essere chiuso e anti-genitore) solo che lo fa… quando vuole lui J.  Un consiglio per chi ha figli unici: non è una brutta idea invitare un amico o un cugino in vacanza con voi.
Buon divertimento!
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giovedì 14 giugno 2012

"Un caffè con...Chiara Ciaburri di Eccemamma!"


o      Oggi ho il piacere di ospitare per la Rubrica "Un caffè con..." una mamma davvero speciale, Chiara Ciaburri. Chiara è una mamma che non risponde solo ai bisogni ed all'educazione dei suoi due bimbi, ma è una mamma impegnata nel sociale, attenta alle esigenze della sua comunità e delle mamme di Cernusco sul Naviglio...Insieme ad altre mamme, altrettanto speciali, ha dato vita ad un progetto di cittadinanza attiva dal nome di "Eccemamma"...Scopriamo insieme di cosa si tratta...
   Ecco cosa dice di sè Chiara Ciaburri.
Foto concessa da Chiara Ciaburri


Sono napoletana trapiantata a Milano e abito a Cernusco sul Naviglio dal 2007. Sono sposata con Eugenio e mamma di Maria, 3  anni, e Andrea 1 anno e mezzo.Mi occupo di marketing e sono vice presidente di Eccemamma, attualmente in carica di presidente perché la presidente è dimissionaria.



   1.Come è nata l'idea di Eccemamma?
          Eccemamma è nata dal desiderio di un manipolo di mamme di proseguire e mettere maggiormente a frutto tutte le idee e le attività realizzate nell’ambito di un progetto promosso dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Cernusco sul Naviglio nel 2011. Il progetto, chiamato “Costruiamo insieme una Cernusco Family Friendly”, dopo una fase di ascolto realizzata grazie a questionari, ha previsto il coinvolgimento di tutte le mamme, che trovandosi temporaneamente a casa in maternità, avevano voglia di mettersi in gioco per trovare soluzioni ai bisogni espressi dalle mamme e dalle famiglie attraverso i questionari. Ci siamo trovate ogni settimana per confrontarci, abbiamo organizzato e promosso un corso relativo alla conciliazione famiglia-lavoro e in particolare sulle tematiche riguardanti il reinserimento delle donne dopo la maternità nel mondo del lavoro, abbiamo partecipato ad un corso di pronto soccorso pediatrico, abbiamo stilato un decalogo del “parchetto ideale” consegnato nelle mani dell’assessore competente. Siamo diventate amiche, unite da un progetto e da un’idea di cittadinanza attiva che ci dava la possibilità di mettere in rete e mettere a frutto le nostre diverse competenze. Tutto questo non poteva finire con la chiusura del progetto, e così abbiamo deciso di costituirci in Associazione di Promozione Sociale. Ed eccoci qua!
o   2. Quali sono le principali attività?
o   Abbiamo tante idee e tanti progetti… così tanti da non riuscire a starci dietro, anche perché tutte noi 11 mamme del direttivo siamo ormai, fortunatamente aggiungo, rientrate al lavoro dopo la maternità. Tuttavia posso dire che alcuni progetti sono ormai consolidati e costituiscono la nostra quotidianità.  Innanzitutto i Gruppi Mamme, tutti i lunedì mattina le mamme che sono a casa possono trovarsi alla ludoteca della piscina comunale con i loro bimbi, beneficiando così di uno spazio privilegiato di incontro, accoglienza e socializzazione particolarmente adatto per i loro piccoli e completamente gratuito. Il giovedì, ogni quindici giorni, Eccemamma fuori tutte, usciamo senza figli e mariti, a bere una tisana o una birra, recuperando un tempo solo per noi, e lasciando ai papà la custodia esclusiva dei cuccioli a casa. Due volte all’anno organizziamo Eccemarket, un mercatino dello scambio e del baratto di tutto ciò che riguarda il mondo della maternità e dell’infanzia, per vendere, comprare e ridare vita ad oggetti e vestiti. È fantastico, si trova di tutto, anche quello che non si vende più nei negozi! Quest’anno in primavera abbiamo promosso un ciclo di 4 spettacoli teatrali per bambini, che si sono tenuti in teatro o in biblioteca. Abbiamo anche realizzato un ciclo di incontri a sostegno della genitorialità “Aiuto stai diventando grande” dedicato ai genitori dei bambini che vivono la delicata età pre adolescenziale (7-12). Poi ci sono stati altri 2 corsi di Pronto Soccorso pediatrico. Insomma… siamo nate a febbraio ma ne abbiamo già fatte tante di cose!
o   3. Quali eventi avete in programma?
Foto di Paola Cazzaniga

In autunno continueremo con i Gruppi mamme, che ora per la stagione estiva si tengono nella piscina all’aperto, e i giovedì sera. Poi ci sarà l’edizione autunnale di Eccemarket e stiamo già organizzando una mostra dei Diritti e Doveri dei Bambini, con il sostegno di Nicoletta Costa. Non solo, a fine settembre stiamo preparando anche una interessante conferenza, con dibattito all’americana, sullo spinoso tema delle vaccinazioni. Su questo, con il contributo di professionisti specializzati, speriamo di dare ai genitori spunti di riflessione e approfondimento per stimolare decisioni sempre più consapevoli.
o   4. Le mamme nel loro nuovo ruolo, spesso si trovano sole e disorientate...cosa propone Eccemamma in tal senso? 
Foto di Paola Cazzaniga
       Ho sperimentato direttamente: quando mi sono ritrovata a casa da
      sola, dopo aver partorito la mia prima figlia Maria, mi sono trovata molto spaesata. Ero abituata a lavorare, viaggiare, fare una vita dinamica e frenetica, ma soprattutto ad essere mentalmente 
      impegnata nel lavoro e all’improvviso tutto è cambiato. 
      All’improvviso la mia vita è stata scandita da poppate, pannolini, 
      pappe, nanne. Diventare mamma è una esperienza umanamente ricchissima e meravigliosa, ma può essere psicologicamente 
      molto spersonalizzante! Bisogna fare molta attenzione anche a non banalizzare lo stato emotivo che comporta, soprattutto nei primi 
      tempi. La mamma si trova isolata nel senso che le persone attorno
      non ne comprendono il disagio. Ecco perché sono nati i Gruppi Mamme: per dare alle mamme la possibilità di incontrarsi con i loro bimbi e scambiarsi impressioni ed esperienze. Ma non solo! Non si tratta solo di uno spazio di socializzazione, ma di una occasione per darsi da fare, per impegnarsi e sentirsi vive. Tutte le partecipanti,
      se lo vogliono, possono esprimere idee, fare proposte al servizio
      delle famiglie della città, esprimere bisogni e trovare soluzioni da mettere in pratica, appunto, mettendo in gioco ciascuna le proprie competenze. Naturalmente chi si mette in gioco ha la possibilità di realizzare le proprie idee con il sostegno della “rete delle mamme”… da questo punto di vista gli strumenti tecnologici sono fondamentali… con Eccemamma tutto succede via e mail. Una volta uno dei miei bimbi è caduto e ha picchiato la testa… non avevo l’arnica in casa e così ho scritto una e mail alle 11 mamme del direttivo di Eccemamma e nel giro di pochi secondi ho trovato quello che cercavo. La rete è una potenza!
o   5. Pensi che l'esperienza di Eccemamma possa essere estesa anche ad altre realtà, città comunità?
Foto di Paola Cazzaniga
o       Certo, siamo già state contattate da altre mamme che vivono in altre città e che sono interessate a replicare la nostra esperienza e abbiamo dato la nostra disponibilità a raccontarci. Certo molto dipende dall’intraprendenza e dalle capacità delle promotrici di coinvolgere il territorio, di attirare soci facendo proposte realmente interessanti per la cittadinanza. Noi siamo state fortunate perché il progetto Costruiamo insieme una Cernusco Family Friendly ci ha offerto subito un bacino di utenza da poter coinvolgere in prima battuta.  Poi ci siamo organizzate stipulando convenzioni per i soci con i commercianti, organizzando banchetti di tesseramento in occasione dei principali eventi della città. Abbiamo persino partecipato ad alcune manifestazioni sportive, come la Maratona del Naviglio… rigorosamente con i passeggini! Questo ci ha dato visibilità e ora siamo più di 200 socie! Cernusco è una città molto vivace, con tantissime realtà associative!






     Che  altro dire? Ringrazio Chiara per la disponibilità e per l'esempio della sua città, quando le mamme si uniscono non possono che essere uno tsunami di idee ed entusiasmo contagioso! 





mercoledì 13 giugno 2012

I Bulli in pugno....

Il bullismo è un fenomeno in forte crescita. La prepotenza esercitata sottoforma di violenza fisica e/o verbale ha spesso risvolti devastanti nel processo di crescita della vittima di queste violenze.
Proviamo a delineare un identikit con le caratteristiche più comuni delle vittime scelte dai bulli e a cercare di capire quali possono essere i modi per fronteggiare questo oneroso problema.

         

Identikit della vittima
Si differenziano in qualcosa dagli altri compagni/amici/gruppo di coetanei : nel modo di vestire, nel modo di pettinarsi, hanno un handicap fisico o mentale, sono in sovrappeso o sono sottopeso, sembrano essere più fragili e deboli, sono più piccoli, fanno parte di una minoranza, hanno brutti voti a scuola, non socializzano facilmente, non sono inseriti in nessun gruppo di amici, di studio, non sanno difendersi dalle aggressioni fisiche e /o verbali. Appaiono indifesi.

Primi segni di  disagio
            Manifestano reticenza nel tornare a scuola, inventano scuse per non andarci, preferiscono essere accompagnati e venuti a prendere da un adulto, manifestano tensione, stress, tristezza dopo la scuola, quando si chiede loro qualcosa sulla scuola sembrano infastiditi e reticenti nel raccontare il vissuto scolastico, dichiarano di non avere amici, manifestano insofferenza verso la scuola, presentano segni fisici come graffi o lividi sul corpo, sono nervosi, non riescono a trovare attività in cui rilassarsi con spensieratezza.
Il ruolo dei genitori
Il primo assoluto accorgimento che i genitori possono mettere in atto nei confronti dei loro figli è l’ascolto attivo. Non appena scorgono un comportamento diverso, inusuale nei loro figli,  è bene attivarsi per scoprirne la causa. A volte un comportamento “strano”può essere solo un momento passeggero, a volte invece, un campanellino d’allarme per un problema più grave. Qualora la causa degli atteggiamenti sopradescritti dei figli risalgano ad un sospetto di vessazione da parte di altri coetanei nei confronti dei nostri figli è bene procedere “dietro le quinte”. Infondere coraggio a nostro figlio, fargli comprendere che può cavarsela da solo, suggerirgli alcune strategie di difesa, fargli comprendere che qualsiasi cosa accada ci sarete voi alle sue spalle ,anche se non presenti fisicamente nel momento in cui si verificano situazioni di bullismo. Simulare a casa delle situazioni potrebbe aiutare il bambino a sentirsi più forte ed a mettere in atto strategie di difesa ( ad esempio: se lui-il bullo- ti dice questo, "noi" come rispondiamo?cosa facciamo? Facciamo finta che....tu cosa fai? Proviamo a farlo assieme?). Aiutare il bambino a ignorare il bullo, innanzitutto dentro se stesso, è il primo passo verso una forma di difesa personale. Andare insieme a scuola e scoprire altre vie di uscita per evitare il bullo oppure favorire l’integrazione in classe del vostro bambino con merende pomeridiane a casa vostra, gruppi di studio, festicciole, incentivare vostro figlio a frequentare i compagni di classe in occasioni di socializzazionein modo che il bambino si senta protetto anche da un gruppo di suoi pari. Lavorare quindi sull’acquisizione di fiducia in se stesso da parte del bambino è fondamentale, prima ancora di denunciare alla scuola gli avvenimenti, prima ancora di rivolgersi a specialisti nel settore. Rafforzare l’autostima dei nostri figli rassicurandoli che noi ci saremo sempre e comunque e che lui è perfettamente in grado di cavarsela da solo è un buon proposito per permettere ai nostri bambini di fronteggiare le difficoltà delle relazioni con gli altri, adesso come in età adulta. 

domenica 10 giugno 2012

"Un caffè con...la Dott.ssa Maria Cristina Meloni"


Oggi ho il piacere di ospitare nella rubrica "Un caffè con..." la Dott.ssa Maria Cristina Meloni, psicologa clinica, che ci descrive una fobia comune a molte persone, compresa me, ossia la paura di volare! E' interessante scoprire  come è strutturata la paura di volare e la Dott.ssa Meloni ci fornisce anche suggerimenti pratici  per chi ha voglia di affrontarla motivato da un viaggio verso mete lontane o costretto a farlo per motivi di lavoro. Buona lettura!



 Chi è la dott.ssa Maria Cristina Meloni
Mamma di un bambino di 8 anni, psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione. 
Laureata in Pedagogia all’Università di Cagliari e in Psicologia Dinamica e Clinica per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia all’Università La Sapienza di Roma. 
È docente di ruolo nella scuola pubblica dal 1992, attualmente insegna psicologia e scienze umane al Liceo scientifico. 
Specializzata in Psicologia di comunità e processi formativi, esperta nel metodo Feuerstein sul potenziale di apprendimento e la modificabilità cognitiva ed in tecniche di educazione socio-affettiva e cooperative-learning, svolge a Rieti e a Roma l’attività di psicologa, occupandosi di consulenze di supporto sui disturbi d’ansia, sui disturbi di coppia e sessuali, sui problemi nel rapporto genitori-figli, sui disturbi alimentari, sulle dipendenze ed ipocondria. 
Affascinata dai meccanismi che riguardano la mente umana, ha approfondito gli studi scegliendo di intraprendere il percorso di specializzazione in psicoterapia presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo.

Paura di volare o aerofobia
della Dott.ssa M.C. Meloni

Al giorno d’oggi una delle paure più ricorrenti è sicuramente quella di volare.

Secondo un sondaggio svolto da Eurodap su un campione di 800 persone tra i 18 e i 65 anni, per sei italiani su dieci l’aereo è il mezzo di trasporto che spaventa maggiormente e che riduce la scelta del luogo delle vacanze. Ma il vero problema nasce quando l’ansia non condiziona soltanto la scelta della meta turistica, bensì lo svolgimento del proprio lavoro. L’aereo, infatti, è ormai diventato il mezzo di trasporto più usato da numerosi professionisti, che sempre più frequentemente sono costretti a spostarsi percorrendo lunghi tratti. Ma, se da un lato l’aereo consente di accorciare le distanze facendoci sentire a casa anche nei luoghi più lontani, dall’altro lato può essere vissuto in modo fortemente ansiogeno da coloro che sperimentano tale condizione come incapacità e impossibilità di esercitare alcuna forma di controllo. Ed è proprio questa sensazione di impotenza e di mancanza di controllo della situazione che si insinua nella mente della persona, fino a generare una vera e propria fobia. L’aereo, anche se il più sicuro, a differenza degli altri mezzi di trasporto, nell’immaginario collettivo, è quello che genera maggiore ansia. Paradossalmente, infatti, quasi tutti riferiscono di sentirsi più tranquilli a viaggiare in auto, nonostante sia provato statisticamente che espone ad un maggior rischio di incidenti. Il mezzo autonomo, essendo controllato da noi, produce nella persona l’illusione di essere al riparo da eventuali situazioni di pericolo: possiamo decidere di fermarci quando lo vogliamo, di tornare indietro, di correre o di andare piano; tutto è nelle nostre mani e, soprattutto, abbiamo i piedi per terra!  L’aereo, al contrario, viene vissuto da chi presenta questo disturbo come un luogo da evitare, una realtà nemica, pericolosa, in cui prendono vita e si animano le peggiori fantasie dell’individuo. L’intensità del timore va dal piccolo disagio, sentito prima o durante il volo, al terrore assoluto che impedisce alla persona di prendere l’aereo e, in alcuni casi, la conduce a sperimentare vere e proprie crisi d’ansia fino al tanto temuto attacco di panico.
Ma come si struttura questa paura e, soprattutto, come si trasforma in un disturbo fobico?
Nella maggioranza dei casi le persone che presentano questo problema, come afferma Giorgio Nardone: “non sono persone con un tratto fondamentale di paura nella loro percezione della realtà, ma individui che hanno mantenuto quella determinata paura evitando di affrontarla in quanto non impedente allo svolgersi della loro usuale vita”, ovvero si tratta di persone del tutto normali che non mostrano nessun altra paura se non quella di volare, e che hanno organizzato la loro vita semplicemente evitando di affrontare la situazione temuta fino a quando non si è presentata loro la necessità di prendere l’aereo. Questo il caso di imprenditori, manager e professionisti che vedono lesa la propria carriera se non affrontano il terrore di volare. In alcuni casi l’aerofobia può essere avvertita anche da chi non ha mai volato, bloccandolo sin dalla prima decisione di prendere l’aereo.
In sintesi, la sintomatologia di questa monofobia specifica si struttura proprio attraverso l’evitamento. Questa tentata soluzione, messa in atto nel tentativo di sfuggire alla paura, è 
disfunzionale in quanto, pur mettendo apparentemente la persona al riparo e al sicuro, produce la sensazione di incapacità andando a ledere il senso di autoefficacia personale. L’evitamento, nei casi in cui la persona sia costretta da situazioni contingenti a salire sul mezzo temuto, è affiancata da un’altra tentata soluzione: l’uso degli psicofarmaci; c’è chi sull’aereo non mette piede e chi, pur salendoci, conduce viaggi terribili in preda al terrore e al panico, stordendosi con sonniferi e ansiolitici che li trasformano in automi senza vita, anche perché non essendo abituati ad assumere tali sostanze l’effetto prodotto si amplifica, lasciando tracce evidenti per diversi giorni.

Come si può, allora, affrontare e sconfiggere la paura di volare in modo da viaggiare senza ansia? La Terapia Breve Strategica, attraverso alcune manovre specifiche di sblocco, aiuta il paziente a liberarsi dell’aerofobia in tempi brevi. Infatti, facendogli vivere un’esperienza emozionale correttiva, introduce gradualmente un cambiamento nel modo di percepire e rapportarsi alla realtà e, in particolare, alla situazione fobica, che porterà il paziente a modificare il proprio sistema percettivo-reattivo fino alla completa scomparsa della sintomatologia, ovvero fino alla risoluzione del problema.
Bibliografia
Nardone G., Watzlawick P., L’Arte del Cambiamento, manuale di terapia strategica. Ipnoterapia senza trance, Ponte alle Grazie, Firenze, 1990.
Nardone G. (2000), Oltre i limiti della paura, BUR, Milano.
Watzlawick P., Weakland J.H., Fisch R., Change, Astrolabio, Roma 1974 .


Ringrazio di cuore la Dott.ssa Meloni per l'articolo ricco di spunti di riflessione e consigli utili da poter intraprendere per fronteggiare questa comune paura!
 

martedì 5 giugno 2012

"Un caffè con...Scleros!"



Il mio blog è nato a novembre…(non il 2)
Convinta di dare una svolta decisa al reddito familiare, mi sono detta: APRO UN BLOG…
Un conoscente mi aveva raccontato di come grazie ad un blog era riuscito a guadagnare l’equivalente di un secondo stipendio! Il racconto è stato molto convincente e al grido:
‘se ce l’ha fatta Lui, gliela fò pure io!!’
 ho creato ‘mamme e mogli sclerate’..nella speranza di raccogliere e pubblicare racconti divertenti di altri e diventare la paperona de paperoni del mondo reale!
Quindi
1) io non avrei fatto molto
2) avrei guadagnato soldi a palate
3) avrei riso a crepapelle, grazie al ‘lavoro’ di altri!
Perciò l’idea del blog è la logica conseguenza delle mie due prime caratteristiche caratteriali:
L’avidità e La pigrizia!
È ahimè evidente che esista una giustizia divina..per la serie Dio c’è, IO NE HO LE PROVE
Perché oltre a non aver ricevuto racconti di nessuno…il mio guadagno si aggira al momento intorno ai 70 cent!!!!
2. E la tua passione per i disegni?
La mia passione per il disegno è antica come me. Ho sempre amato disegnare, soprattutto caricaturizzare gli altri. Ai tempi della scuola ero la produttrice ufficiale di biglietti per il compleanno, in una fase ‘aggressiva’ ho addirittura cominciato a dipingere magliette con caricature a nastro..ero diventata il terrore dei miei amici..anche perché non ne ho mai vista nessuna indossata!
Amo anche dipingere, sebbene i risultati siano molto infantili, ma non riesco ad accettare l’onta che mio suocero a quasi settant’anni abbia cominciato a dipingere e pure bene!

3. Quali sono i soggetti che preferisci ritrarre?
Persone, amiche, figlie, marito…chiunque abbia qualcosa che sia possibile ridicolizzare in qualche modo e cari miei: ce l’abbiamo tutti!

4.L'ironia sembra essere la filosofia del tuo blog nella sua interezza...questo modo di interpretare la vita aiuta nelle difficoltà quotidiane?
Certo l’ironia è una chiave di comunicazione. Per chi è timido come me, è un modo per dire quello che si pensa e tenere un piede in salvo (si può sempre nascondersi dietro il famoso dito!)..L’importante è unire all’ironia una sanissima auto-ironia:
1) perché se lanci il sasso, ti torna indietro e se non sei pronto ti fai male
2) perché nessuno è perfetto e prendersi troppo sul serio nuoce gravemente alla salute ;-)

5. Hai unito il tuo essere moglie, mamma, disegnatrice in un'unica ricetta: il blog. Cosa rappresenta per te questo spazio virtuale?
 Un modo per non dimenticare, perché l’età è quella che è e già non mi ricordo i primi anni di vita delle mie figlie che ne hanno solo 7 !
6. Quanto tempo dedichi alla cura del blog?
Meno di quanto vorrei..essendo come BatMan che ha un lavoro da miliardario piuttosto faticoso e cerca alla sera di punire qualche delinquente a Gotham City ….con l’unica differenza che alle 21.30 crollo nelle braccia di Morfeo.

7. I tuoi post sono sempre corredati da un tuo disegno, cosa nasce prima, il post o il disegno?
È la solita annosa questione…



8.Hai progetti per il futuro?
Tante speranze e pochi progetti…la pigrizia è dura a morire!








I 3 disegni esposti sono di Scleros! (ndr)


Ringrazio Scleros per averci fatto entrare nel suo mondo e con lei inauguro oggi un nuovo "bollino", dedicato alle donne che hanno creatività, che trasformano in lavoro ed impegno il loro talento, che creano e che inventano, che progettano e che realizzano: il bollino di Donne Creattive...che creano ed agiscono! Grazie Scleros per essere stata mia ospite! 

domenica 3 giugno 2012

"Un caffè con...Daniele di BABBOnline"

Ebbene sì, per la rubrica "Un caffè con..." oggi ospito un papà, o forse è meglio chiamarlo "babbo", davvero eccezionale! Oltre ad essere il papà di una bellissima bambina, Daniele è anche il papà di un blog molto originale, l'inventore di un logo speciale, un babbo amante della scrittura e...non vi svelo altro! Facciamoci una bella chiacchierata con BABBOnline ...



Com'è nata l'idea del blog?
L'idea del blog è nata all'inizio di quest'anno. Avevo scritto un paio di email ad amici che vivono lontano per aggiornarli sulla mia vita da babbo, anche loro hanno figli e molto spesso ci confrontiamo sulle nostre esperienze con i bambini piccoli, era piaciuto molto il mio modo di raccontare e si erano ritrovati molto nelle mie riflessioni.
Visto che a me piace molto scrivere, ho pensato di creare un mio blog nel quale raccontare la mia esperienza di padre. Non avevo molta esperienza in questo campo così mi sono guardato intorno per capire come funziona la Rete, quali sono le modalità di contatto e soprattutto per trovare un mio modo di fare blog.
Il primo passo è stato sicuramente quello della scelta del nome. L’unica certezza che avevo è che avrei utilizzato la parola “BABBO” perché in Toscana, o almeno nella parte dove sono cresciuto io, ci sono solo “mamma e babbo”. Papà suona male. Basta pensare a come Pinocchio chiama Geppetto, ovviamente “babbo”. Non riuscire proprio ad immaginare Pinocchio che lo chiama “papà”.
Inoltre, mi piaceva l’idea di avere qualcosa che personalizzasse il mio blog, avevo trovato molto interessante chi aveva inventato una propria firma visiva. Così ho rispolverato le mie matite colorate e mi sono ritratto durante la mia attività di blogger, ovvero davanti ad un computer con tutti gli elementi dell’infanzia che mi girano intorno.
A quel punto ho iniziato a scrivere e a conoscere altri papà (pochi), mamme (tante) e blogger dei più diversi argomenti.

Perché hai pensato ad un logo dedicato ai papà?
Mi sono reso conto che i papà in Rete sono la classica goccia nel mare delle mamme. In mare si sta bene, io vengo da un posto di mare, ma in questo caso il rischio è di sentirsi un po’ un isolati. 
Sulla paternità gli uomini fanno veramente fatica a fare squadra. Lo percepisco in diverse occasioni. Ci si guarda quasi con sospetto. Quando ci si incontra al nido per portare o prendere i figli e al parco. Credo che questo derivi dal fatto che non ci sono punti di riferimento, il ruolo è nuovo e quindi ognuno lo interpreta a modo suo. Non si sa mai quale tipo di padre si ha di fronte.
Non possiamo guardarci indietro perché il modello che viene dai nostri padri è completamente diverso dal nostro, davanti a noi abbiamo un terreno completamente inesplorato.
Noto, invece, che alle mamme sembra venire più naturale confrontarsi su questi temi e fare gruppo. 
Così mi è venuta l'idea di creare un logo che fosse lo spunto per riunirsi e desse l'occasione ai padri di rivendicare con orgoglio il proprio ruolo. Prima di tutto proprio nei confronti di sé stessi. Una specie di outing.

Ho pensato molto a un’immagine ed uno slogan che fossero veramente significativi ed identificativi per un padre. Primo escluso, quindi, l’allattamento. Poi ho subito eliminato qualsiasi cosa che potesse sembrare un tentativo di contrapposizione alle madri (es. “dalla parte dei padri”). Sono convinto che non ci si possa definire per contrasto con qualcun altro. E poi, mai come in questo caso, l’unione è fondamentale, si parla di famiglia. Anche la scelta di un’immagine evocativa di un padre ha richiesto del tempo.
Alla fine ho scelto:
L'immagine: un po’ di tempo fa avevo letto che c’è un gesto che si riscontra prevalentemente nei padri. Effettivamente nella mia esperienza è così, mi sono trovato a farlo spesso e vedo che non è tra quelli che le mamme usano fare. ALZARE IL BAMBINO VERSO IL CIELO.  Viene definito “il gesto di Ettore” perché nell’Iliade Ettore, prima di andare in battaglia, saluta il figlio alzandolo verso il cielo e formulando un augurio per il futuro.
LO slogan: “DAD ON DUTY” ovvero “Papà in servizio” nel senso di papà attivo, che svolge il proprio ruolo.   

Nel mio blog ho creato una sezione dedicata a “DAD ON DUTY e chiunque può utilizzarlo, nessuno si senta escluso (papà, mamme, blogger, chi ha un sito, un blog, chi invia mail, chi naviga e basta, ecc.) prelevandone l’immagine, sul proprio blog/sito, condividendolo su Facebook o semplicemente facendolo girare. Chi vuole segnalarmi l’uso del logo nel suo sito/blog sarà inserito nella lista degli “Amici di dad on duty”. E’ un modo per far conoscere contenuti di altri e condividere esperienze. Una sorta di spazio aperto.

E le mamme in tutto questo che ruolo hanno?
Le mamme hanno un ruolo fondamentale. Dico sempre, parafrasando un detto famoso, che “dietro un grande papà c'è sempre una grande mamma”. Questo perché il rapporto con il figlio nasce quasi esclusivo tra madre e figlio. Diversamente da quanto avviene per una mamma, la costruzione del legame con il bambino per il papà è più complesso. I papà devono volerlo un po’ di più rispetto a quanto avviene generalmente per le madri perché, almeno teoricamente, le occasioni di contatto con il bambino sono minori e vanno cercate. E in questo entrano in gioco le mamme, che sono la chiave del successo favorendo il coinvolgimento del proprio compagno nella quotidianità con il figlio. Perché è la quotidianità che crea confidenza e  complicità, anche dal punto di vista fisico.
Se è vero che molti papà fuggono volentieri se c’è da cambiare un pannolino, lo è altrettanto che molte compagne assumono un ruolo molto protettivo nei confronti del figlio anche per quanto riguarda il padre. Molti padri hanno solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
Da questo punto di vista devo ringraziare la mia compagna che ha sempre favorito la mia partecipazione nella vita di nostra figlia.

Cosa rappresenta per te questo blog?
Per me è come se fosse una stanza della mia casa che lascio sempre aperta agli ospiti. Considero la mia casa qualcosa di molto intimo e infatti nel mio blog parlo di me, della mia famiglia dando spazio alle mie riflessioni. Il tono varia. Alcuni post sono più allegri, altri fanno ridere, altri ancora sono più riflessivi alcuni anche un po’ tristi. Ma così è anche la vita, non potrebbe essere altrimenti. Ho voluto un blog che rispecchiasse quello che provo e, quindi, trova spazio tutto lo spettro delle emozioni.
I post che scrivo nascono da quello che mi succede intorno, da quello che leggo o che sento. Ho sempre con me un'agendina nella quale annoto idee, spunti, rimandi a siti e articoli che poi svilupperò in un secondo momento. Non tutto diventa un post.
Mi piace molto la possibilità di confronto che c'è in Rete e per questo ho richiamato l’idea della porta sempre aperta. Un blog si può leggere saltuariamente, passarci una sola volta, voler lasciare un commento e nel migliore dei casi rimanere collegati per essere aggiornati. Ognuno sceglie la modalità che preferisce sulla base dell’interesse suscitato. 
Sono sempre molto curioso di leggere i commenti che qualcuno mi lascia e cerco sempre di rispondere. E' uno stimolo in più ad andare avanti.

Di solito quando scrivi?
Di solito scrivo la sera tardi quando il resto della famiglia dorme. La notte ha sempre un suo fascino per la scrittura, sembra quasi di essere in una dimensione diversa. Solo una piccola luce che illumina lo schermo, il silenzio intorno. E' più facile raccogliere i propri pensieri e trovare le parole giuste. Magari il giorno dopo, con mente più lucida, rileggo quanto scritto per correggere qualche frase che non suona bene, fare dei tagli o delle aggiunte.
Poi scelgo una foto significativa per il post e lo pubblico. Ultimamente sto mettendo sempre una piccola foto a corredo del post perché mi sembra che lo completi. Utilizzo mie foto, ho viaggiato molto e ho un archivio molto ricco.
Dedico particolare attenzione anche al titolo dei post. Mi diverto a scegliere un titolo che sia originale e che riesca ad attirare l'attenzione del lettore come se fosse quello di un articolo di giornale.

Come vedi il futuro del tuo blog?
Sicuramente il blog continuerà ad esistere fino a che mi divertirò, non ci sono altre motivazioni. E in questo momento l'esperienza mi diverte molto.
Le idee non mi mancano e vedo che la Rete potenzialmente permette veramente quasi tutto, ha un potenziale enorme.
Sto già pensando di creare nel mio blog una sezione con alcuni miei racconti per bambini, superando del tutto la logica del libro pubblicato. Mettendo a disposizione per tutti, testo e disegni (tutto realizzato da me),  gratuitamente (con licenza “creative commons”). Basterà avere una stampante, possibilmente a colori. Mi piacerà avere i commenti dei bambini che leggeranno le mie storie.

Chissà, forse in un futuro più lontano le mie riflessioni sull'asilo nido lasceranno il post a quelle sulla scuola, le mie considerazioni sui primi passi saranno sostituite da quelle su come insegnare ad andare in bicicletta.
Sicuramente la sera ci sarà occasione ancora di stare svegli per scrivere, adesso nel caso in cui mia figlia abbia un sonno poco tranquillo, nel tempo di questo articolo sono andato nella sua cameretta un paio di volte perché aveva sete, e tra diversi anni quando farà le prime uscite con gli amici.

BABBOnline


Grazie mille a Daniele, un babbo pieno di idee originali ed entusiasmanti che con la sua lente di ingrandimento, attraverso il blog, conferisce alla figura del papà colori nuovi e vivaci! Idee e pensieri che ci permettono di sognare attraverso una favola o un racconto ma che al tempo stesso sono decisamente pratici e che aiutano noi mamme a capire maggiormente tutte le infinite sfaccettature dell'universo maschile in un compito decisamente arduo: quello di "babbo"!